La costruzione del Palazzo Grimaldi – Serra Duchi di Cardinale, prospiciente la grande chiesa di San Rocco, risale al 1793.
Durante il XIX secolo diventò proprietà dei baroni Acton, prendendo la nuova denominazione di palazzo Barone Acton.
Ha un impianto planimetrico quadrato che racchiude un cortile interno e si eleva su due piani. Il primo piano, destinato alla residenza privata della famiglia, è scandito da una serialità di bucature omogenee, mentre al piano terra vi erano la scuderia e i magazzini. Il portone d’ingresso, a doppia altezza, è collocato su uno dei prospetti laterali ed è realizzato in granito.
Palazzo Grimaldi – Acton presenta una soluzione di corte chiusa, con caratteri di regolarità, rispondenti all’influenza dell’edilizia napoletana ispirata a una pianificazione innovatrice.
La “baracca”, così veniva chiamato il palazzo, era un grosso caseggiato provvisto di innumerevoli ambienti destinati ad accogliere la famiglia Grimaldi, la servitù e gli “agenti”.
La baracca era stata innalzata su un suolo di terra considerata leggerissima, chiamata “pilla”, e le sue fondamenta erano di appena un palmo dentro la terra. I muri principali erano costruiti con ossatura di legname. La muratura era composta da vecchie calcine raccolte e utilizzate dalle rovine del terremoto del 1783 e da malta di pochissima tenuta. Le pareti interne risultavano di tavole rivestite di canne e stucco.
Nel 1838 si progettarono dei rifacimenti alla Baracca ad opera dell’ ingegnere Giuseppe Palmieri. Il restauro iniziava dal portone principale andando verso lo spiazzo della chiesa e continuava fino all’antica camera chiamata dell’ “arcovo”, inclusi i magazzini sottostanti ridotti all’altezza di 12 palmi, fino al tetto, per formare, con “intelate” di mattoni alla siciliana, le divisioni e i compartimenti, con le stanze alte 124 palmi. Tutto questo doveva poggiare ed essere inchiodato sopra delle travi messe orizzontalmente fuori dal muro, in modo che il tutto formasse una gabbia gravitante perpendicolarmente senza urtare la parete dalla parte esteriore. Per maggiore sicurezza, il tecnico ricordava di adattare alla cima delle travi di copertura una chiave di ferro, sia all’ interno che all’ esterno. In caso di costruzione dei cosiddetti “foconi”, si raccomandava che i condotti di fumo non passassero tanto vicini al legname del tetto per evitare il facile inconveniente dell’ incendio. Questo il primo intervento per rendere la parte dell’ immobile più stabile ed eliminare col “mattonato” l’inconveniente dell’ umidità.
Il fabbricato è oggi trasformato da successivi rifacimenti in muratura stabile.