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Mettiamo(ci) in scena
20 Dicembre 2018 @ 18:00 - 20:00
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NON C’E’ LEGALITA’ SENZA CULTURA
presenta
Uno spettacolo su Giovanni Falcone,
tratto dal romanzo “Per questo mi chiamo Giovanni” di Luigi Garlando
PREMESSA
Questa è la storia di Giovanni, un bambino di Palermo, che per motivi di lavoro del padre si trova a cambiare per la seconda volta scuola e compagni. Il padre Luigi è un negoziante di giocattoli che dopo aver sfiorato per tragica fatalità l’impressionante violenza della malavita organizzata, decise di denunciare il pizzo, subendo così la distruzione del negozio per ritorsione. Ma Luigi non si perde d’animo e ricomincia nuovamente la sua attività di negoziante, un po’ più complicato è per Giovanni, infatti a scuola è spesso preso in giro dai compagni e subisce i loro dispetti: gli prendono il panino durante la ricreazione, gli strappano i quaderni, lo spingono, lo prendono in giro in classe.
Giovanni all’uscita di scuola è sempre solo, nessuno vuole studiare, nessuno vuole giocare con lui.
Il maestro che da tempo si era accorto di quanto Giovanni soffrisse, decise di aiutarlo.
Il mattino seguente, al suono della campanella, come era di consueto, tutti si affrettavano per entrare in aula e nell’attendere il maestro, gli studenti si lanciavano palline di carta ecc..
Al rumore della porta che si apriva, tutti in silenzio e in piedi per salutare il maestro. Quella mattina stranamente, il maestro aveva l’aria più seria del solito, non aveva con sé il malloppo di libri ma solo il registro presenze e dopo aver fatto l’appello, con un tono di voce deciso e autorevole diede una comunicazione ai ragazzi.
Intanto i ragazzi escono dall’aula e come tutti i giorni si riuniscono fuori nel giardino della scuola; continuano ad amareggiarsi per il compito da fare, sono scoraggiati. Timidamente si avvicina Giovanni, il compagno di classe che tutti isolavano, evitavano perché forse studiava troppo.
Giovanni divise i compagni in quattro gruppi:
- Al primo gruppo diede da studiare la vita di Giovanni Falcone.
- Al secondo gruppo la Mafia;
- Al terzo gruppo “Le regole della mafia”
- Al quarto gruppo “La squadra di Giovanni Falcone”
Lui avrebbe aiutato tutti. Furono 4 giorni di studio intenso, ma anche di divertimento, e soprattutto i ragazzi impararono a conoscere quel compagnetto che a causa di quelle ingiustizie che ora potevano conoscere e capire, si era ritrovato a cambiare scuola e a dover fare i conti con il loro comportamento poco amichevole.
Arrivò il giorno tanto atteso, in aula regnava il silenzio assoluto, il maestro distribuì i compiti e diede un’ora di tempo. Prima del suono della campanella avevano consegnato tutti e stranamente all’uscita del maestro dall’aula nessuno si disperava per non aver scritto nulla, come invece era successo altre volte. Alla fine della giornata scolastica, nella bacheca fuori c’erano i risultati: TUTTI AMMESSI. E fu festa.
L’indomani, come tutte le mattine prima di entrare in classe, Giovanni era pronto a subire gli insulti dei compagni, che lo aspettavano puntualmente davanti al cancello, smettevano di suonare e ballare e iniziavano a prenderlo in giro fino all’arrivo in aula. Quella mattina invece, al suo arrivo, la musica continuò, uno dei ragazzi si distaccò per un secondo dal cerchio di ballo e con un movimento goffo prese Giovanni per mano e lo inserì in quel cerchio di musica e allegria. Giovanni era veramente felice, finalmente aveva di nuovo degli amici.